Una dubbia contabilità non è sufficiente per provare una cattiva gestione


            CORTE DI CASSAZIONE. Ordinanza n.2331 del 31.01.2013 Scritture contabili considerate inattendibili per il Fisco, non sono prova assoluta di una cattiva e antieconomica gestione imprenditoriale. E’ questa la sintesi della Ordinanza n. 2331 del 31.01.2013 pronunciata dalla Cassazione.  Da rivedere quindi  la tesi sin qui prospettata dall’Agenzia delle Entrate, che, difatti, viene rimandata non solo dinanzi ai giudici tributari, ma anche, in maniera definitiva, davanti alla Corte di Cassazione. Per i giudici di terzo grado, difatti, è da confermare l’invalidità dell’accertamento analitico-induttivo per Iva, Irpeg e Irap messo in moto nei confronti di una società. La tesi peraltro era già stata largamente indicata dalla Commissione tributaria regionale: non si può parlare di antieconomicità  “in presenza di un reddito netto in rapporto al capitale investito” con un buon incremento percentuale e alla luce dell’indice Roe ‘Return on equity’, indicato dal contribuente e fondato sul “rapporto, desumibile dal conto economico, tra il risultato operativo e il capitale investito”. Per giunta, concludono i giudici:  “... che invero la critica della motivazione dell’impugnata sentenza, sulla questione della sussistenza di elementi indicatori di una condotta antieconomica nella gestione dell’attività, si rivela del tutto generica, potendo in ogni caso osservarsi che il ricarico ritenuto insufficiente […]

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