Il principio “chi inquina paga” alla luce della più significativa giurisprudenza


Il tema della presunta ingiustizia della tassa rifiuti, colpevole di non creare un collegamento diretto con la quantità dei rifiuti prodotta, resta la principale contestazione sollevata dai contribuenti in sede di contenzioso. Le risposte sino ad ora date dalla Suprema Corte di Cassazione sono allineate a un principio ancorato alle caratteristiche stesse del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che lo rendono diverso da tutti i servizi pubblici di rete. “Corte di Giustizia europea sentenze CGUE 24.6.08 in causa C-188/07 e 16.7.09 in causa C254/08” è spesso difficile, persino oneroso, determinare il volume esatto di rifiuti urbani conferito da ciascun detentore; – in tali circostanze, ricorrere a criteri basati sulla capacità produttiva dei detentori, calcolata in funzione della superficie dei beni immobili che occupano, nonchè della loro destinazione e/o sulla natura dei rifiuti prodotti può consentire di calcolare i costi dello smaltimento e ripartirli tra i vari detentori Sono parole in grado di esprimere un equivoco strutturale nato dal principio del “chi inquina paga”, slogan percepito dai cittadini come possibilità di pagare meno se si differenzia e si produce poco rifiuto. Un equivoco che si ripercuote a maggior ragione nel caso dell’introduzione della tariffa corrispettiva che differisce, rispetto alla […]

Attenzione!
Per visualizzare il contenuto dell'articolo è necessario essere autenticati!

Per accedere fai click qui
Se non sei abbonato clicca qui per richiedere l'attivazione di un utenza

Fonti OnLine

QUOTIDIANI TEMATICI

Archivi

CONVEGNO

IL BES NEL DEF

20 giugno 2017


Per informazioni »