Imposta di soggiorno senza regole. I rischi per i comuni


Poche righe di disciplina senza accenni al potere di controllo dei comuni. L’imposta di soggiorno, reintrodotta nel nostro ordinamento con il decreto sul federalismo municipale 23/2011, è un comma di poche righe in due capoversi: il primo per dire che l’imposta è a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive da applicare in proporzione al prezzo sino a 5 euro per notte di soggiorno; il secondo per vincolare la destinazione del gettito a interventi in materia di turismo, manutenzione e recupero dei beni culturali ed ambientali nonché di servizi pubblici locali. Come noto, le principali questioni che hanno interessato le decisioni del giudice amministrativo e contabile hanno riguardato la modalità applicativa dell’imposta e il maneggio del denaro pubblico da parte dell’intermediario. Questa imposta non offre come interlocutore il soggetto passivo bensì il gestore della struttura, che dispone delle somme incassate dal contribuente. Cosa è accaduto dal 2011 a oggi? Anzitutto il giudice amministrativo ha avallato la commisurazione dell’imposta di soggiorno alla classificazione delle strutture in luogo del prezzo del pernottamento che, a ben vedere, spezza il legame con la ricevuta fiscale emessa, rendendo ben più difficile la richiesta di esibizione di documenti fiscali necessari per comprendere il volume delle […]

Attenzione!
Per visualizzare il contenuto dell'articolo è necessario essere autenticati!

Per accedere fai click qui
Se non sei abbonato clicca qui per richiedere l'attivazione di un utenza

Fonti OnLine

QUOTIDIANI TEMATICI

Archivi

CONVEGNO

IL BES NEL DEF

20 giugno 2017


Per informazioni »